STEFANO BECAGLI
Psicologo Clinico e dello Sport
Biofeedback per emicrania e cefalea
Il
biofeedback
è
uno
strumento
sviluppato
negli
anni
’70,
che
permette
di
misurare
in
tempo
reale
parametri
come
conduttanza
cutanea,
frequenza
cardiaca
e
respiratoria
e
temperatura
tramite
la
monitorizzazione
con
bioamplificatori.
Il
principio
su
cui
si
basa
l’applicazione
della
tecnica
è
la
possibilità
di
un
apprendimento
viscerale,
quindi
non
solo
comportamentale,
grazie
al
condizionamento
operante.
Il
biofeedback,
quindi
rileva
un
parametro,
lo
elabora
tramite
un
bioamplificatore,
il
quale
lo
restituisce
in
un
segnale
visibile
sul
monitor,
che
varia
a
seconda
del
livello
di
attività
monitorata, in funzione della quale il soggetto può, poi, sviluppare delle strategie che gli permettono di modificarla in base all’obiettivo postosi.
Negli
ultimi
anni,
si
è
cercato
di
applicare
questa
tecnica
in
vari
ambiti,
valutandone
l’efficacia.
Una
delle
applicazioni
sviluppatesi
è
quella
legata
al
trattamento
delle
cefalee
tensive.
Queste
sono
un
tipo
di
cefalee
primarie,
causate
da
una
ipertensione
dei
muscoli
del
cranio,
del
collo
e/o
delle
spalle,
che
nei
soggetti
predisposti
provoca
una
progressiva
sensibilizzazione
delle
vie
del
dolore/sensoriali.
Data
l’eziologia
della
cefalea
il
parametro
maggiormente
usato
durante
l’esercizio
della
tecnica
è
l’EMG,
attraverso
il
quale
l’esperto
cerca
di
indirizzare
il
paziente
verso
il
controllo
volontario delle tensioni muscolari e, in seguito, di insegnargli a prevenirle automaticamente in tutte le situazioni quotidiane.
Il
biofeedback,
non
essendo
una
semplice
tecnica
di
rilassamento,
non
recupera
le
tensioni
accumulate,
ma
ne
impedisce
l’accumulo,
in
quanto
permette
al
paziente
di
imparare
a
gestirle
proprio
nel
momento
di
insorgenza,
bloccando,
quindi,
la
nascita
dell’episodio
cefalgico
e,
a
lungo
termine,
normalizzando
la
sensibilizzazione
delle
vie
dolorifiche
in
questione.
L’obiettivo
è,
quindi,
quello
di
ristabilire
gli
allarmi,
che
sono
venuti
meno
nel
tempo,
i
quali
segnalano
la
tensione
muscolare,
ma
troppo
tardi
e
per
fare
ciò
si
usano
i
bioamplificatori,
che
essendo
molto
sensibili
si
sostituiscono,
inizialmente,
ai
nostri
allarmi
naturali
starati,
in
modo
da
insegnare
al
paziente
a
sentire
di
nuovo
l’accumulo
di
tensione
crescente
in
tempo, al fine di evitare il raggiungimento della soglia di innesco della cefalea.
Il
biofeedback
è
quindi
una
tecnica
psicofisiologica
che
non
prevede
l’uso
di
farmaci,
ma
che
può
esservi
accostato,
è
indolore,
senza
effetti
collaterali, è di breve durata ed economico, infatti, un unico ciclo con la tecnica si compone di 8/10 sedute della durata di 30 minuti circa.
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