STEFANO BECAGLI
Psicologo Clinico e dello Sport
Vincere il bullismo
Riferendosi
a
alcuni
studi
scientifici
c'è
una
grande
correlazione
fra
l'esperienza
del
bullismo
subita
o
attiva,
e
certi
tratti
di
problematicità
di
adeguamento
psicosociale.
Aggressore
e
vittima
patiscono
ripercussioni
molto
negative,
tanto
da
restare
saldamente
trasformati
e
suggestionati
nei
rapporti
con
le
altre
persone.
Il
disagio
si
può
palesare
nel
passare
del
tempo
pure
attraverso
uno
scarso
rendimento
scolastico,
sino
all'abuso
di
alcol,
fumo,
stupefacenti
e
ai
disturbi
della
condotta
alimentare.
La
scuola
è
il
contesto
nel
quale
per
la
prima
volta
si
verifica
la
relazione
sociale
e
si
è
membri
di
un
gruppo
ampliato,
sprovvisti
del
sostegno
della
famiglia
di
origine.
Il
bullo
e
la
sua
vittima
possono
far
parte
di
qualsiasi
classe
culturale
e
sociale.
Possiedono
entrambi
problemi
nel
rapportarsi
con
gli
altri
compagni
di
classe
e
trovano
molta
complessità
a
creare
amicizie
e
relazioni
di
ogni
tipo.
Dimostrano,
tuttavia
una
differente
reazione
a
questo
problema:
per
la
vittima
la
"debole"
abilità
relazionale
e
sociale
solitamente
preesiste
agli
stessi
casi
di
bullismo,
piuttosto
ne
è
sovente
la
"causa";
per
il
bullo,
invece
l'abuso
di
potere
è
il
mezzo
cui
gli
permette
di
attirare l'attenzione su si sé.
Il bullo predatore
Molte
volte
la
vittima
viene
scelta
perché
isolata
dal
resto
del
gruppo
e
l'aggressione
rafforza
questa
condizione
di
emarginazione.
Perciò,
si
genera
una
situazione
in
cui
la
poca
disponibilità
e
cautela
rinvigorisce
ancora
di
più
quelle
esperienze
di
emarginazione
e
esclusione,
nelle
quali
era
ridotta
prima.
Contrariamente
dalle
opinioni
e
pensieri
correnti,
il
bullo
è
membro
di
tutti
i
ceti
culturali
e
sociali,
e
di
conseguenza
non
è
connesso
ai
ceti
così
chiamati
"emarginati".
Molte
volte
quando
ci
riferisce
al
bullo
come
al
"protagonista"
del
caso
di
cronaca,
della
notizie
televisiva,
eppure
scordiamo
velocemente
l'altro
attore
dell'accaduto,
ovvero
la
vittima,
che
ha
patito
l'atto
di
bullismo
e
che
ne
resta
fortemente
colpita
dal
punto
di
vista fisico e psicologico.
Nel
5°
Rapporto
nazionale
sulla
condizione
dell'infanzia
e
l'adolescenza
denota
che
su
un
campione
di
3800
ragazzi
di
età
compresa
tra
12
e
18
anni,
circa
1/3
di
essi
dichiara
che
nel
proprio
istituto
scolastico
si
presentano
abituali
atti
di
prepotenza
da
parte
dei
compagni
e
la
metà
circa
del
campione
ha
raccontato
di
aver
minacciato
o
picchiato
qualcuno.
Il
12%
risulta
essere
vittima
di
violenza
fisica
reiterata
da
parte
di
coetanei,
il
20%
dice
di
essere
oggetto
di
minacce
da
coetanei
e
da
ragazzi
più
grandi
e
il
5%
viene
derubato.
Il
dato
nascosto
di
eventi
è
significativamente
alto,
dato
che
la
vittima,
per
timore
o
per
vergogna,
non
parla
delle
violenza
patita.
E
in
alcuni
casi
è
il
comportamento
dei
genitori
stessi
a
trasparire
minimizzante
in
merito
a
quanto
successo,
qualificandolo
come
una
bravata,
connessa
all'età
non
matura.
La
cautela,
al
contrario,
non
deve
mai
affievolirsi
è
fondamentale
discutere
dell'accaduto,
anche
approfondendolo
con
l'ausilio
di
specialisti
affinché
un
malessere
psicologico
non
solo
non
causi
un
disturbo
vero
e
proprio,
bensì
inoltre
per
il
motivo
che
certe
vittime
possono,
per
reazione,
diventare
loro
dei
bulli
o
in
ogni
modo
palesare più avanti negli anni aggressività auto ed etero lesiva.
Il bullismo “poco rilevante”
Il
bullismo
è
formato,
perciò,
da
atteggiamenti
frequenti,
ognuno
dal
più
al
meno
grave
stimolati
da
una
distorta
libertà
di
ledere,
tutti
cioè
nocivi
della
dignità
degli
altri.
Nel
campo
del
bullismo
poco
rilevante
si
inseriscono
le
aggressioni
verbali-psicologiche
alle
quali
aderiscono
anche
le
ragazze: prese in giro, offese, calunnie, insulti, ma inoltre frequenti scherzi pesanti, e violenze per mezzo di calci e pugni.
Riferendosi ad una caratterizzazione criminologica esistono tre tipologie di bullo, che descriverò di seguito.
1
.
Il
bullo
aggressivo,
inadeguatamente
empatico,
con
fittizia
buona
stima,
con
comportamenti
positivi
nei
riguardi
della
violenza,
prepotente,
litigioso e bramoso di dominare;
2
.
L’ansioso
,
anche
potenziale
vittima,
contraddistinto
da
irruenza,
ansietà,
personalità
debole
e
esitante,
bassa
empatia,
a
cui
l'abuso
di
potere
serve per raggiungere la tanto desiderata attenzione altrimenti non raggiungibile;
3
.
Il
passivo
o
seguace
che
non
prende
nessuna
iniziativa,
però
partecipa
o
emotivamente
o
fisicamente,
per
poter
essere
membro
anche
lui
dei potenti.
Unisce
questi
tre
gruppi
un
limpido
menefreghismo
socio-emozionale
per
gli
stimoli
ambientali,
precursore
di
vuoto
interiore
e
monotonia.
I
bulli
membri
di
queste
tre
classi
hanno
una
personalità
debole
o
spoglia
di
contenuti
programmatici
e
di
ideali,
fragile
ed
incerta.
Oltre
a
ciò,
nel
loro
vissuto
emergono
precedenti
trattamenti
aggressivi
e
soffocanti.
In
ricerche
svolte
negli
USA
emerge
che
questo
tipo
di
bullo
è
portato
a
depressione e addirittura e idee-propositi di suicidi.
Il bullismo criminale
Al
contrario
nel
bullismo
criminale
il
ragazzo
diventa
artefice
di
violenze
fisiche
brutali,
furti
e
abusi
sessuali.
Tale
bullo
è
quello
che
riempie
le
prime
pagine
dei
quotidiani
e
dei
telegiornali.
Per
questa
ragione
oggi
ha
in
aggiunta
una
prerogativa
del
crimine
compiuto
da
minori.
Una
ricerca
sociologica ha tentato di descrivere la cause che faciliterebbero la violenza negli adolescenti, che sono:
1
.
Soggetto: sesso maschile, iniziazione prematura alla violenza e tendenza alla violenza, spaccio di droga, iperattività, atteggiamenti di sfida;
2
.
Fattori
familiari:
criminalità
delle
figure
genitoriali,
violenza
dei
genitori,
dissidi
familiari,
ripetuti
cambi
del
luogo
di
residenza
gestione
familiare scarsamente consona, inclinazione dei genitori alla violenza;
3
.
Scuola: insufficiente rendimento, continui cambi di istituto scolastico, scarso interesse, carente motivazione allo studio;
4
.
Coetanei: appartenenza a una gang, criminalità degli amici, dei fratelli;
5
.
Ambiente
sociale:
carenti
relazioni
con
vicinato,
scarsa
possibilità
economiche,
adulti
criminali
nel
vicinato,
disorganizzazione
familiare,
accesso a sostanze.
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