STEFANO BECAGLI
Psicologo Clinico e dello Sport
Overtraining sindrome (La sindrome da sport compulsivo)
Spesso
e
volentieri
i
mass
media
informano
su
quanto
sia
positivo
e
utile
praticare
un’
attività
sportiva
.
Ogni
anno
vi
è
un
incremento
di
corsi
di
fitness e di aperture di nuovi centri sportivi.
Da
sempre
lo
sport
viene
descritto
come
un
metodo
naturale
di
supporto
alla
salute,
sia
in
ottica
preventiva
che
di
intervento
contro
problematiche
psicologiche, fisiche e sociali.
Lo sport comporta dei rischi?
Come
accade
anche
per
altre
esperienza
della
nostra
vita,
il
rischio
è
sempre
dietro
l’angolo,
ovvero
si
può
ottenere
l’effetto
contrario,
che
ovviamente non è quello che ci si augura quando ci si avvicina ad una pratica sportiva.
Queste
situazioni
sono
definite
sovrallenamento,
oppure
in
casi
ancora
più
estremi
si
parla
Overtraining
sindrome
(Sindrome
da
sport
compulsivo)
,
cioè
quella
condizione
fisiologica
di
squilibrio
che
deriva
da
sforzi
fisici
intensi
e
troppo
ravvicinati
che
non
permettono
all’organismo
un recupero energetico e neurobiologico e quindi la possibilità di smaltire lo sforzo, ricaricandosi a livello fisico e psicologico (Cascua S, 2004).
In
tali
circostanze
lo
sport
perde
il
valore
di
attività
piacevole,
di
essere
un
momento
personale
in
cui
è
possibile
mantenersi
in
forma
e
di
eliminare
le tensioni quotidiane, bensì si tramuta in un’ossessione, fino ad assumere i tratti di una dipendenza.
Da
alcuni
studi
emerge
che
come
avviene
per
le
altre
tipologie
di
dipendenza
(alcol,
sostanze
stupefacenti,
gioco
d’azzardo,
ecc.)
ugualmente
la
dipendenza
dallo
sport
è
contraddistinta
da
una
sintomatologia
ben
definita.
Si
tratta
di
una
sintomatologia
non
connessa
unicamente
con
il
tempo
che viene impiegato nella pratica sportiva, bensì inoltre di ricadute in negativo sulla vita familiare, sociale e professionale dell’individuo.
Le aree che subiscono maggiori ricadute negative sono quelle psicofisiche e comportamentali.
Nell’area
sportiva
si
comincia
a
non
decodificare
correttamente
i
segnali
inviati
dal
corpo.
Per
esempio
l’affaticamento
fisico
è
percepito
come
un
limite
da
superare
e
non
come
un
segnale
di
allarme.
Nei
casi
più
complessi
possono
comparire
anche
sintomi
di
astinenza
sportiva,
come
per
esempio disturbi del sonno, tachicardie, ansia generalizzata.
Come
se
ciò
non
fosse
sufficiente
le
persone
affette
da
Overtraining
preferiscono
allenarsi
in
condizioni
climatiche
estreme
(es.
alte
temperature
e
sotto
il
sole).
Non
sono
così
infrequenti
anche
disturbi
alimentari
(bulimia,
anoressia)
o
diverse
condotte
per
il
controllo
alimentare
con
diete
e
eccessivo utilizzo di integratori alimentari.
Purtroppo tali comportamenti stanno prendendo sempre più piede.
La
consueta
presenza
di
bulimia
e
anoressia
connesse
alla
dipendenza
alla
pratica
sportiva
e
potenziate
dalle
medesime
ragioni
di
controllo
del
peso e dell’aspetto fisico sono presenti in particolare nelle donne.
Negli
uomini
le
ragioni
alla
base
della
dipendenza
alla
pratica
sportiva,
se
connesse
al
controllo
dell’immagine
del
proprio
corpo,
portano
a
“galla”
il
problema
di
quella
che
viene
definita
anoressia
inversa,
cioè
quel
timore
patologico,
che
si
ritrova
frequentemente
in
chi
pratica
bodybuilding,
di
diventare troppo magri, e sottosviluppati a livello muscolare.
In
entrambi
i
generi
sessuali
il
punto
di
incontro
riguarda
l’esistenza
di
un
comportamento
di
ipercontrollo
dell’alimentazione
unito
alla
dipendenza
da allenamento.
Lo sport come droga
Come
è
accaduto
per
lo
studio
delle
altre
forme
di
dipendenza
anche
per
lo
sport
sono
state
svolte
numerose
ricerche.
Tanti
studi
hanno
tentato
di
definire
quali
meccanismi
neurobiologici
sono
coinvolti
nel
mutamento
dello
sport
in
un
farmaco
che
può
facilitare,
in
giuste
quantità,
a
superare
disagi
psicologici
cronici
su
base
organica
come
depressione
ed
ansia,
bensì
che
può
essere
inoltre
una
droga
in
grado
di
causare
piacere,
come
anche far vivere sintomi di astinenza fisica.
Si
trovano
similitudini
con
gli
oppioidi
esogeni,
come
eroina
e
morfina,
perché
anche
la
pratica
sportiva
è
in
grado
di
attivare
la
disponibilità
della
dopamina e delle endorfine che sono sostanze chimiche endogene del cervello.
Pertanto
l’ipotesi
che
ne
era
conseguita
è
che
lo
sport,
in
particolar
modo
quello
aerobico,
può
essere
in
grado
di
attivare
la
dipendenza
grazie
alla
sua capacità di rinforzare l’alta disponibilità di tali sostanze di cui il cervello legge la mancanza per mezzo dei sintomi dell’astinenza.
La
dipendenza
nello
sport
è
diversa
da
quella
per
le
sostanza
stupefacenti,
proprio
perché
queste
ultime
sono
socialmente
non
accettate.
Nel
caso
dello
sport
compulsivo
la
dipendenza
che
si
viene
a
creare
è
per
qualcosa
che
la
stessa
società
reputa
come
salutare
e
positiva.
Questo
rende
ancor
più
difficile
per
la
persona
accorgersi
che
qualcosa
non
va
più
come
prima.
Come
succede
anche
per
le
altre
forme
di
dipendenza
l’individuo
non
sempre
è
in
grado
da
solo
di
accorgersi
di
avere
un
problema
e
vivere
un
disagio.
Perciò
è
fondamentale
che
chi
è
vicino
a
loro
dedichi
molta
attenzione ai cambiamenti negli stili di vita.
Quali sono gli sport più rischiosi per l’Overtraining?
Sono
stati
distinti
alcuni
sport
che,
maggiormente
ad
altri,
possono
facilitare
lo
sviluppo
della
Overtraining
sindrome.
Ad
esempio
ciclismo,
body
building,
nuoto,
corsa.
Come
ovvio,
per
quanto
non
tutti
gli
sportivi
che
praticano
questi
sport
manifestano
una
sindrome
da
Overtraining,
gli
ultimi
studi
in
proposito
hanno
messo
in
luce
come
le
peculiarità
proprie
di
queste
attività
sportive
connesse
a
particolari
personalità
votate
al
perfezionismo
o
alla
ricerca
di
un
ottimo
livello
di
autostima,
agevolino
il
manifestarsi
del
problema.
Sono
sport
aerobici
individuali
nei
quali
è
necessario impegno, concentrazione, forza, esercizio e molta costanza.
Quali fattori possono far insorgere l’Overtraining?
Da
un
punto
di
vista
psicologico,
l’Overtraining
sindrome
può
essere
causata
da
diversi
fattori,
fra
i
quali:precedenti
performance
negative
che
non
sono
state
affrontate
in
modo
adeguato
ed
elaborate,
non
perfetta
gestione
di
ansia
e
stress,
aspettative
elevate,
mancanza
di
analisi
ed
interpretazione
del
profilo
emozionale
dell’atleta,
uso
di
self
talk
negativo
che
pone
l’attenzione
su
ciò
che
è
assente
piuttosto
che
sulle
risorse
presenti nell’atleta, propensione a rimuginare.
Si può prevenire l’Overtraining?
La prevenzione come sempre può essere un buono strumento oltre che un ottimo alleato.
La
psicologia
dello
sport
dimostra
che
per
un
atleta
sono
fondamentali
gli
obiettivi
da
porsi,
ma
questi
da
soli
non
bastano,
occorre
tenere
sempre
ben presenti i limiti. Questo non vuol dire arrendersi, tutt’altro.
Per
prima
cosa
gli
obiettivi
devono
sempre
essere
realistici
e
ben
calibrati
sulla
base
del
livello
di
allenamento.
Porsi
obiettivi
irraggiungibili
è
molto
rischioso,
perché
nel
caso
questi
non
vengano
raggiunti,
si
può
andare
incontro
a
rabbia
e
frustrazione
per
non
essere
stati
in
grado
di
raggiungere
tali traguardi.
E’
vero
che
nell’allenamento
è
fondamentale
la
costanza,
bensì
è
in
altro
modo
utile
anche
il
procedere
per
gradi,
rispettando
le
tempistiche
e
i
limiti
del
proprio
corpo.
Pertanto
è
importantissimo
il
ruolo
giocato
dal
recupero
dopo
un
allenamento,
questo
aiuta
anche
a
conoscersi
meglio
e
a
rispettare sé stessi.
Nelle
situazioni
di
Overtraining,
di
frequente,
il
primo
intervento
prevede
la
riduzione
o
la
sospensione
dell’attività
fisica.
Questo
è
utile
per
permettere
il
pieno
recupero
a
livello
fisico.
Parallelamente
è
necessario
intervenire
anche
sul
versante
psicologico
per
comprendere
il
modo
in
cui
l’atleta
percepisce
sé
stessa
e
il
proprio
corpo,
quale
significato
e
importanza
riveste
lo
sport
per
quella
persona,
sia
a
livello
sociale
che
individuale.
E’
per
tale
ragione
che
questo
tipo
di
intervento
deve
per
prima
cosa
puntare
a
ridare
il
giusto
posto
al
corpo,
aiutando
a
trovare
nuovamente
il
proprio
ritmo
e
le
potenzialità
dell’organismo
per
mezzo
del
recupero
del
significato
più
vero
e
puro
dello
sport:
quello
di
permettere
la
positiva
espressione del più autentico e profondo Sé, inoltre attraverso la propria immagine esteriore.
Come si interviene per superare l’Overtraining?
L’Overtraining
si
palesa
quando
il
sovraffaticamento
generale
avvertito
unicamente
in
alcune
zone
del
corpo,
non
viene
sin
da
subito
affrontata
sia
a livello fisico che mentale.
L’utilizzo
di
tecniche
di
rilassamento
che
possono
stimolare
la
consapevolezza
dello
sportivo
circa
la
sensazioni
corporee
e
emotive
che
accompagnano
lo
stato
di
affaticamento
eccessivo,
è
in
grado,
quindi,
di
stimolare
il
riposo
psicologico
ed
il
recupero
del
benessere
psico-fisico
dell’atleta agendo contro lo stress.
Inoltre
un
buon
intervento
può
essere
in
grado
di
aiutare
a
realizzare
che,
per
quanto
lo
sport
sia
fondamentale
e
utile,
vi
sono
anche
altri
aspetti
nella vita che lo sono ugualmente come: la famiglia, il lavoro, le relazioni sociali ecc.
STUDIO MILANO 3
Riceve su appuntamento
DOTT. STEFANO BECAGLI
Piazza Marco Polo 1A
Basiglio Milano 3 (Palazzo dei Cigni)
E’ possibile richiedere un appuntamento ai seguenti contatti:
Telefono: 349 3810997
e-mail: info@stefanobecagli.it