STEFANO BECAGLI
Psicologo Clinico e dello Sport
Il ruolo della famiglia come antistress
Lo
stress
è
una
reazione
psicofisica
a
un
gran
numero
di
compiti
e
stimoli
(emotivi,
cognitivi
o
sociali),
percepiti
in
modo
eccessivo.
Ad
un
primo
stadio
di
allarme,
nel
quale
la
persona
evidenzia
in
diversi
modi
l'esubero
di
doveri
e
trasferisce
tutte
le
energie
per
svolgerli,
si
assiste
quindi
ad
un
secondo stadio di resistenza nel quale la persona consolida le sue condizioni e si adegua al nuovo andamento di richieste.
Di
seguito
è
presente
uno
stadio
conclusivo
di
esaurimento
con
il
crollo
delle
difese,
il
manifestarsi
di
sintomi
fisici
come
la
spossatezza
e
la
caduta
delle
difese
immunitarie
ed
emotive
come
sensazione
di
impotenza,
sfiducia
e
ansia.
Quando
sono
presenti
potente
entusiasmo
e
motivazioni,
oppure di qualità interne che fungono da nutrimento per la propria autostima l'individuo contrasta per lungo tempo un peso eccessivo di richieste.
Nella
situazione
opposta
però
perfino
una
bassa
quantità
di
compiti
è
percepita
come
insopportabile
ed
in
grado
di
provocare
trasformazioni
che
generano effetti sulla modalità di comprendere le cose, sulla modalità di riflettere, sulle modalità di comportamento.
Sono svariate le maniere per reagire a queste modalità d'essere:
1
.
Ci
si
sente
impotenti
e
non
all'altezza,
in
confronto
agli
altri
che
vengono
sovrastimati;
si
diventa
ansiosi,
incerti,
sfiduciati
e
si
perde
la
creatività e il piacere.
2
.
In
una
condizione
di
stress
non
si
riflette
ma
si
agisce
d'impeto
senza
pensare
e
si
prova
a
far
fronte
alla
sensazione
di
inidoneità
strafacendo,
in
maniera
svelta
e
in
alcuni
casi
irritandosi
verso
se
stessi
perché
gli
sforzi
sembrano
inutili
e
le
problematicità
non
fanno
altro
che
essere
delle denigrazioni agli sforzi compiuti.
Quando sono i genitori ad essere sotto stress
Quello
esposto
sino
ad
ora
descrive
sia
il
funzionamento
della
singola
persona
sia
un
sistema
articolato
come
la
famiglia.
Quando
si
parla
di
famiglia
ci
si
riferisce
ad
un
sistema
vasto
di
relazioni
tra
un
padre
e
una
madre
e
tra
quel
padre
e
quel
figlio
e
tra
lui
e
quella
madre,
come
anche
tra
un
marito
e
una
moglie.
La
famiglia
ha
compiti
principali,
tra
cui
quelli
sessuali,
riproduttivi,
educativi
ed
economici
ma
anche
quelli
di
allevare,
proteggere, badare e assistere i figli nel proprio percorso fisiologico di sviluppo.
Lo
sviluppo
è
un
percorso
lungo
costituito
da
continui
movimenti
da
uno
stadio
all'altro
in
cui
l'adeguamento
psicofisico
ai
vari
compiti
di
sviluppo
e
dalle
richieste
provenienti
dalla
fase
da
raggiungere
comporta
un
fisiologico
stress,
derivato
dalla
difficoltà
di
allontanarsi
da
quello
precedente
e
conquistare
quello
successivo.
Ciò
nonostante
anche
la
famiglia
è
inclusa
in
un
passaggio
stressante
dei
cicli
di
vita,
differenti
in
rapporto
all'età
dei
figli.
Per
tali
ragioni
la
responsabilità
più
evidente
per
la
famiglia
dovrebbe
essere
quella
di
procurare
le
risorse
primarie
in
grado
di
fare
da
"cuscinetto"
allo
stress
intrinseco
nel
percorso
evolutivo
dei
propri
figli.
Una
famiglia
sotto
stress,
però
sarà
propensa
a
rivolgersi
in
maniera
maggiore
al
suo
interno
per
fortificare
e
affrontare
come
può
a
se
stessa
e
avrà
notevoli
difficoltà
nel
ricoprire
la
funzione
di
accompagnamento
funzionale per figli nel loro percorso di crescita.
Come
si
sentono
i
genitori
sotto
stress
?
Che
cosa
fanno
in
concreto?
Fanno
in
modo
di
crescere
i
propri
figli
seguendo
la
rotta
tracciata
dall'esterno:
consolano,
addormentano,
nutrono
ed
educano
in
maniera
veloce
tentando
di
facilitare
e
accorciare
il
più
possibile
spazi,
tempi
e
contatti.
In
altro
modo
l'ansi
continua
e
la
frenesia
così
come
l'allarme
persistente
il
timore
di
non
farcela
li
faranno
sentire
sempre
più
inadatti
e
non
all'altezza,
in
aggiunta frequentemente in conflitto fra loro.
Alla
fine
dei
conti
la
soddisfazione
di
occuparsi
dei
figli
si
affievolirà
e
verrà
sostituito
dalla
sensazione
che
le
loro
complessità
siano
una
sgradevole
congiura
contro
di
loro
invece
di
un
consueta
situazione.
In
tale
modo
la
famiglia
muta
da
fattore
di
protezione
a
fattore
di
rischio.
Tali
disagi
vengono
trasmessi
ai
figli
per
mezzo
di
diversi
canali
comunicativi:
da
quello
alimentare,
a
quello
fisico
ed
in
particolare
quello
emotivo
affettivo.
Questo
cosa
causa
ai
bimbi?
I
bambini,
sono
maggiormente
irritabili,
tristi,
agitati,
allarmati
e
nella
maggior
parte
dei
casi
sfiduciati
e
irritati
quando
devono fronteggiare le loro difficoltà.
Le vie del malessere
Tale
malessere
può
intraprendere
due
vie:
quella
di
velocizzare
il
loro
modo
di
percepire,
ragionare,
riflettere,
provare
e
comportarsi
o
al
contrario
quella
di
stancarli,
rallentarli.
I
bambini
fanno
fronte
allo
stress
con
disturbi
di
somatizzazione
(mal
di
testa,
mal
di
pancia,
influenze
frequenti),
disturbi
alimentari
(mangiano
tanto
e
male
o
non
mangiano)
disturbi
del
sonno
(si
svegliano
di
frequente)
e
nell'addormentarsi
(non
vogliono
andare
a
letto),
disturbi
d'ansia
o
di
iperattività,
difficoltà
scolastiche
(non
stanno
attenti,
non
studiano),
disturbi
della
sfera
emotiva
(sono
spesso
tristi e tendono ad isolarsi).
Tutto
questo,
non
fa
altro
che
originare
una
spirale,
generando
forte
stress
nelle
figure
genitoriali,
in
un
malinteso
dal
quale
si
può
uscire
unicamente
riacquistando
la
consapevolezza
e
il
pensiero
di
come
ci
si
sente.
E'
palese
che
ciò
che
distingue
un
disturbo
da
stress
familiare,
da
un
disturbo
di
altro
tipo
è,
in
aggiunta
alla
durata
e
alla
natura
delle
manifestazioni,
la
sua
rapida
diminuzione
a
livello
del
sintomo
se
modifica
la
qualità del contatto e il clima di accadimento.
Per
tale
motivo
è
importante
sottolineare
che
se
non
siamo
in
grado
più
del
dovuto
di
governare
le
cause
dello
stress,
siamo
in
grado
però
di
riacquisire
la
cognizione
di
operare
in
maniera
stressata
ridimensionando
le
nostre
aspettative
di
risultati
come
genitori
e
convertendo
le
nostre
sensazioni di colpa in problemi dei quali siamo in grado di far fronte.
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